Il linguaggio dei pontefici e, quindi, della Chiesa, ha subito nel corso dei secoli significativi cambiamenti. Il libro di Alessandro Barbero, uno dei massimi storici viventi, ripercorre - anche con episodi del tutto inediti e non di rado persino sorprendenti - le tappe di questo cammino che va da Gregorio VII, il Papa del famoso pentimento di Enrico IV a Canossa, fino a Francesco, che appena eletto al soglio pontificio, spiazzò tutti rivolgendo al mondo intero un semplice ed inusitato saluto: "Fratelli e sorelle, buonasera".
Già quella sera del 13 marzo 2013 molti intuirono che con Jorge Mario Bergoglio molte attività della Chiesa di Roma, ivi compresa la comunicazione, avrebbero seguito, rispetto al passato, un percorso ben diverso.
Di questa svolta il libro di Alessandro Barbero si occupa già nelle prime pagine, con le ormai celebri parole di Papa Francesco a proposito della strage nella sede di "Charlie Hebdo". Parole equivocate da molti e che lo storico usa per dare l'abbrivio alla sua esplorazione.
Nel cammino intrapreso insieme al lettore ci sono, tra gli altri, la lettera con la quale Gregorio IX paragona Federico II (il nostro stupor mundi) addirittura alla bestia dell'Apocalisse ed i papi giuristi come Bonifacio VIII. In epoca più recente, troviamo Papa Montini (Paolo VI) che per la prima volta parla di sè stesso e dei suoi viaggi, ma anche le grandi intuizioni di Giovanni XXIII, che con grande modernità vide lo stato sociale - sì, proprio quello, il welfare state - come un "obbligo di ogni governo nei confronti dei suoi cittadini".
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