Marcus Goldman è stato un esordiente di successo, ha pubblicato un libro che ha conquistato milioni di lettori. La sua vita è cambiata: denaro, feste, un bellissimo appartamento a New York, un flirt con una diva della televisione... Sembrava che tutta l'America avesse nella propria libreria una copia del primo fortunatissimo romanzo di Marcus Goldman.
Ogni giorno nel suo studio arrivavano centinaia di lettere da parte di ammiratrici. Un successo così fulmineo ad arrivare quanto tempestivo a dissolversi. Marcus per rispettare il contratto con l'editore che ha investito su di lui deve consegnare al più presto un nuovo manoscritto.
Prima che il suo nome venga cancellato dalla memoria dei lettori o sostituito da quello di un nuovo enfant prodige della letteratura americana. Ma il cosiddetto blocco dello scrittore si impossessa di lui. Impietosa la pagina bianca non sembra concedergli sconti. Per guarire decide di raggiungere il suo vecchio professore Harry Quebert, affermato letterato, una delle personalità dell'intellighenzia americana.
Un periodo di tranquillità nella cittadina di Aurora, un posto in cui gli abitanti non chiudono mai a chiave la porta di casa e i consigli del suo amico e maestro potrebbero essere le medicine giuste per ritrovare l'ispirazione. Frugando nella biblioteca di Harry, Marcus scopre che il suo professore all’età di trentaquattro anni, nell’estate del 1975, aveva intrattenuto una relazione con una quindicenne, una certa Nola Kellergan, poi scomparsa misteriosamente. Proprio quando stava scrivendo il suo capolavoro Le origini del male.
Marcus giura di mantenere il segreto. Ma la torbida storia della ragazza scomparsa torna di attualità qualche mese più tardi quando nel giardino di Harry Quebert vengono ritrovate ossa umane, probabilmente i resti di Nola Kellergan. È allora che Marcus Goldman, credendo nell’innocenza del vecchio amico che ora rischia seriamente la pena di morte, decide di scoprire la verità sul caso Harry Quebert.
Con una naturalezza disarmante ci ritroviamo trascinati dentro i fatti dopo aver letto poche righe. È non uno slogan da fascetta editoriale o quarta di copertina. Anche se si decide di affrontare il romanzo con piglio prevenuto, si finisce per crollare al tappeto sotto i suoi colpi già dal secondo capitolo. Come dice il personaggio di Harry all’allievo Marcus, «il secondo capitolo deve essere un diretto alla mascella dei lettori». La verità sul caso Harry Quebert, può essere definito un whodunit, (contrazione di Who has done it?), ovvero un giallo deduttivo.
L’autore disegna una scena editoriale americana competitiva, in cui oggi sei un dio in terra e domani rischi di trovarti fallito e citato in giudizio per inadempienze contrattuali. E tu, ormai ex esordiente di successo, hai ceduto la coroncina a una nuova reginetta delle classifiche, e quando passeggi per strada la domanda che più frequentemente ti senti rivolgere è: “quando pubblicherà un nuovo romanzo?”. L’ispirazione tornerà nel trentenne Marcus Goldman quando indagando sull’assassinio di Nola, deciderà di costruirci un romanzo.
L’architettura di questo thriller di Joël Dicker si compone quindi di un gioco di piani sovrapposti in cui la letteratura e la scrittura rimangono sempre al centro. C’è un manoscritto, Le origini del male (il capolavoro di Harry Quebert), legato in qualche modo alla sparizione della quindicenne, uno scrittore (Marcus Goldman) che indaga sul caso e che su questo caso scrive a sua volta un romanzo. Molti hanno visto ne La verità sul caso di Harry Quebert un omaggio a La macchia umana di Philip Roth (amicizia tra due scrittori, riabilitazione del proprio mentore, ambientazione nella provincia americana).
I diritti di traduzione sono stati venduti in tutto il mondo. Il libro ha ricevuto in Francia diversi riconoscimenti. Racchiude al suo interno una sorta di guida per aspiranti scrittori, infatti all’inizio di ogni capitolo Dicker inserisce uno scambio, un botta e risposta tra Harry e Marcus, a proposito dell’arte della scrittura.
Recensione di IBS
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